CASA VALTORTA

La camera da letto di Maria Valtorta

All’anima sua (di Maria), fedele e generosa, Gesù dava Sé stesso, come Egli le dice il 27 ottobre 1943:
“Qui, nella tua camera dove splende la tua fede più di una lampada e profuma il tuo amore più di un incenso, come nella grotta di Betlemme ho messo la mia cuna ... [...] Maria, fa’ della tua casa una Nazareth e una Betania. Già lo è, poiché Io vi sono, e più rendila tale con un amore totale...”.
La facciata su Via Antonio Fratti

Io la chiamo la casa del mio amore, questa, e lo è. Qui ho amato Dio, conoscendolo sempre più sino alla conoscenza attuale di suo portavoce. Qui ne ho avuto le prime carezze che mi hanno marcata, io credo, anche organicamente. Qui ho imparato ad amare la Mamma come va amata. Qui sono divenuta il piccolo Giovanni. E ora Gesù me l’ha consacrata chiamandola “casa di Nazareth”.
Maria Valtorta
L'ingresso

Ora non resta che la grande pace dell’esser qui. È come se la casa mi abbracciasse... e con la casa i miei morti, e con essi ritrovo il “mio” piccolo Paradiso perduto in aprile, e tornano tutti, tutti, tutti, come allora. E tutti per me.
Maria Valtorta
La scala

Al ritorno da Sant'Andrea di Compito:
E poi il momento della partenza... e quello dell’arrivo. Vedere la mia casa... Lo prevedevo che ne avrei avuto i nervi spezzati. L’ho sempre previsto. E non ho errato. Tanto spezzati che, come un fiume amaro in un lago di miele, onde e onde di dolore, di tutto il dolore avuto in questa casa, di tutto il dolore avuto nell’esserne strappata, di tutto il dolore di quel terribile esilio, e anche i ricordi dei giorni passati, mamma e papà morti... e tante... tante cose... sono venute tutte sul cuore insieme, sul cuore già sfinito dalla gioia troppo viva, e ho pianto, pianto, pianto per 24 ore senza potermi frenare.
La sala da pranzo

Dice Gesù a Maria al rientro dopo lo sfollamento per la Guerra:
Gesù, Maria, Giuseppe, fate, per la vostra costante presenza, di questa dimora una casa di Nazaret. Cuore di Gesù, Cuore di Maria, Cuore di Giuseppe, dateci il vostro amore, prendete il nostro. Salvateci ora e nell’ora della morte. Così sia.
Dirai questa per riconsacrare la casa e farai benedire ogni e singolo ambiente. E ricòrdati, tu e chi è con te, che dove Noi siamo nulla vi deve essere che possa ferire la nostra santità”.
La cucina
La corte giardino

Verso la fine di settembre Marta Diciotti torna a fare una capatina a Viareggio e nell’orticello di casa trova un geranio fiorito. Lo coglie e lo porta a Maria, sfollata a Sant'Andrea di Compito a causa dei bombardamenti su Viareggio, che scrive:
Il primo fiore che mi dà gioia dopo 6 mesi meno 15 giorni che i fiori più belli mi lasciano indifferente. Povero, piccolo, semiappassito fiore di geranio bianco, di quelli ancora che mia madre guardava, di quelli che sono cresciuti nella terra della mia aiuola, portata quasi tutta da papà mio! Povero fiore e così bello per me!