Si può completare il Vangelo

Si può completare il Vangelo?

Può sembrare una stravaganza se diciamo che questa domanda consegue ad un ragionamento che si può fare quando si riceve un’azione ritenuta per noi offensiva, alla quale si reagisce in modo incontrollato, ricambiando l’offesa con parole o atti più gravi di quelli ricevuti.

Se questa è la nostra reazione, non solo mostriamo di voler ignorare che Gesù ha sostituito la legge del taglione con la legge dell’amore (Matteo 5,38-40), ma trasgrediamo la stessa legge del taglione, che per un senso di giustizia, e per mettere un freno allo spirito di vendetta, primo passo verso l’amore, imponeva di ricambiare nella stessa misura con la quale si è stati colpiti: occhio per occhio, dente per dente (Esodo 21,24; Levitico 24,19-20).

La misura della legge riformata da Gesù è significata specialmente con la metafora del porgere l’altra guancia se si è ricevuto uno schiaffo. È un esempio che ci mette in crisi, perché ci fa chiedere: dobbiamo forse mostrarci arrendevoli alle ingiustizie e attendere con pazienza che un torto ricevuto ingiustamente si ripeta a nostro danno, come se ammettessimo di averlo meritato per una colpevolezza che invece non esiste?

Per un paradosso, Gesù stesso ci dice di no, con un esempio. Durante la passione egli viene condotto dinanzi al sommo sacerdote, che gli rivolge una domanda alla quale Gesù risponde come è giusto rispondere. Ma un soldato gli molla uno schiaffo dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gesù non mostra l’altra guancia, ma chiede una ragione al soldato: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” (Giovanni 18,19-23). E allora può venirci il dubbio che l’evangelista che riferisce il discorso nel quale Gesù esorta a porgere l’altra guancia abbia potuto omettere un dettaglio, con il quale avremmo compreso meglio, compiutamente, quella esortazione che ci è difficile accettare.

Il dubbio è fondato se andiamo a leggere il paragrafo 19 nel capitolo V della Costituzione “Dei Verbum” del Concilio Vaticano II, dove si dichiara che i quattro Evangelisti, nel trasmettere ciò che Gesù aveva detto e fatto, hanno operato delle scelte ed hanno sintetizzato. È opinione di biblisti, per esempio, che i discorsi di Gesù siano stati riportati in modo sommario, più per temi che nei loro svolgimenti. Come è possibile, infatti, che il discorso sulle beatitudini, tenuto davanti ad una folla di ascoltatori e dopo che Gesù si è messo a sedere come chi si accinge ad ammaestrare, sia stato di sole dodici righe?

L’opera scritta da Maria Valtorta, dichiaratamente ispirata, fa comprendere il Vangelo non aggiungendo verità nuove ma completando l’unica verità. Come esempio, riprendiamo l’esortazione evangelica del porgere l’altra guancia.

Gesù sta spiegando come si debba amare il prossimo e ad un certo punto dice: “Siete calunniati? Amate e perdonate. Siete percossi? Amate e porgete l’altra guancia a chi vi schiaffeggia, pensando che è meglio che l’ira si sfoghi su voi, che la sapete sopportare, anziché su un altro che si vendicherebbe dell’affronto”. Viene così enunciato il grado più alto dell’amore al prossimo: sostituirsi a lui nel subire un’azione offensiva che egli non saprebbe sopportare.
Di questa natura è stato il gesto di Massimiliano Kolbe, un santo martire del nostro tempo. Dopo aver “subito lo schiaffo” della prigionia in un campo di concentramento nazista, egli “offrì l’altra guancia” entrando volontariamente nel bunker della morte al posto di un condannato per rappresaglia, che era un padre di famiglia.

Un esempio di eroico amore al prossimo ce lo ha dato anche Maria Valtorta. Inferma, già “schiaffeggiata” per varie malattie, si offrì a prendere su di sé la pleurite per liberarne una bambina, la cui morte, se fosse sopravvenuta come era da aspettarsi, avrebbe gettato nella disperazione il giovane padre, accorso da lei per chiedere aiuto.
E che dire di Gesù? Perfetto innocente, si è offerto in sacrificio per riscattare dalla Colpa l’Umanità intera. Non avremmo mai immaginato, senza quel “completamento” al Vangelo, che il meno comprensibile dei suoi consigli avesse in Lui il compimento più alto.

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Sono trenta i temi di ausilio al Vangelo che Emilio Pisani ha scelto nell’opera valtortiana per riportarli e commentarli in un libro intitolato “Quello che i Vangeli non dicono”. Il titolo del libro è audace e provocatorio, ma riflette la ragione inconfutabile per cui l’opera di Maria Valtorta avvince e converte: la conoscenza viva e completa di Gesù e della Madre sua. Lo attestano le testimonianze pluridecennali dei lettori.

Daniel

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