Emilio Pisani consulta Gabriele Virili in merito all’idea di costituire una Fondazione a cui affidare l’eredità valtortiana, pervenuta al CEV in parte con atto di compravendita e in parte per disposizione testamentaria. Gabriele Virili, ritenuto un esperto in materia di Fondazioni e Associazioni, è un dottore commercialista di Terni che acquista dal CEV molte copie dell’opera di Maria Valtorta per diffonderle. Nell’incontro, che avviene a Roma, Virili a sua volta confida a Pisani di voler fare anch’egli una Fondazione che abbia lo scopo di propagandare l’opera valtortiana. Sorge spontanea l’intesa di fare insieme la “Fondazione Maria Valtorta” con il conferimento del patrimonio valtortiano da parte del CEV e di un cospicuo patrimonio liquido da parte di Gabriele Virili. Iniziano subito le trattative per la stesura di uno Statuto, trattative che presenteranno difficoltà ricorrenti, fino a provocare lunghe interruzioni nel tempo, a causa di dettagli voluti da Gabriele Virili e non condivisi da Emilio Pisani.