Beato Padre Gabriele M. Allegra

Il Beato Gabriele M. Allegra e l’Opera di Maria Valtorta

Estratto dal volume:
Emilio Pisani, Pro e contro Maria Valtorta sesta edizione, anno 2017

GLI ATTESTATI DI PADRE ALLEGRA

La Postulazione dei Frati Minori, nel riordinare le carte private di un frate morto in odore di santità, trovava continui riferimenti allopera di Maria Valtorta nelle lettere, nelle note di diario e in veri e propri trattatelli a sé stanti. Uno di questi scritti lo abbiamo già riportato alla fine del capitolo precedente.

P. Gabriele M. Allegra – era questo il nome del frate – era stato missionario in Cina, dove aveva realizzato il sogno che lo aveva accompagnato nella vocazione religiosa: tradurre in cinese tutta la Bibbia. Aveva potuto farlo non solo per il dono dellintelligenza e per il merito di una tenace volontà, che gli avevano permesso di apprendere in breve tempo la lingua cinese e di raccogliere frutti da uno studio assiduo e da un lavoro perfino massacrante, ma anche per la fede che lo animava e per lamore che riversava nellapostolato, con una predilezione per i lebbrosi.

Aveva fondato uno Studio Biblico e uno Studio Sociologico, ma aveva anche viaggiato e predicato molto. Era stato in contatto con uomini di scienza (come Teilhard de Chardin) senza però trascurare le lettere confidenziali a parenti, amici e confratelli. Aveva espletato qualche incarico diplomatico in campo politico, e in quello religioso aveva partecipato ad incontri ecumenici. Per quel che ci riguarda più da vicino, dobbiamo aggiungere che fu umile pur essendo dotto e che era un divoratore di libri.

I suoi scritti di carattere valtortiano, di cui disponiamo, vanno dal 1965 al 1974, ma non si esclude che ce ne possano essere altri che non conosciamo.

Dalle sue lettere

A P. Fortunato Margiotti, suo confratello nellOrdine dei Frati Minori, sinologo, direttore della rivista Sinica Franciscana, che si pubblicava a Roma:

Ave Maria. Hong Kong, lì 30 Luglio 1965
Carissimo Fortunato,
vorrei per un istante solo trovarmi a Roma per prendere le sue orecchie e tirargliele proprio forte forte come quando una volta si scioglievano le campane la mattina del Sabato Santo! Ma sa che il Poema di Gesù mi ha distaccato dagli studi della Sacra Scrittura? E mi fa piangere e ridere di gioia e di amore. Ma non continuo! Non credo che un genio possa completare così la narrazione evangelica: digitus Dei est hic! Altro che Formgeschichtemethode![1] Io sento in questo libro il Vangelo, o meglio il profumo inebriante del Vangelo. E sono superbo che tante — non tutte — tante ipotesi corrispondono a quelle che nella mia testa balzana mi ero fatto per coordinare la vita del Salvatore. Ma solo a voce potrei parlare di ciò. Questo libro è per me un atto di divina misericordia per la Chiesa, per le anime semplici, per i cuori che sono evangelicamente fanciulli. Spero che il solerte editore nellultimo volume vi aggiunga un bellindice, almeno per i nomi propri.
E ora, caro P. Margiotti, giacché mi sta facendo fare questo peccato di negligenza per il mio dovere, e giacché, quel chè peggio, io ho tutta la voglia di commetterlo per intero, stia allerta e mi mandi gli altri volumi tutti, e se trovasse qualche schizzo biografico di Maria Valtorta me lo mandi pure, ché conoscere la testimone vuol dir tanto. E Noberto pagherà, paga per tanti altri miei capricci, dovrà per prepotenza pagare per il Poema dell’Uomo-Dio!
Ora termino perché voglio tornare al quarto volume di esso… è irresistibile: Maestro benedetto, e che sarà quando lo vedremo?
Se non mi converto questa volta ho belle visto: sono peggiore di Giuda!
Mi ossequi il caro P. Alessio e gli altri confratelli di ‘Sinica Franciscana. Labbraccio fraternamente, suo dev.mo
fr. Gabriele M. Allegra

[1] Siffatti termini in lingua tedesca, ricorrenti nei testi del P. Allegra riportati nel presente capitolo, si riferiscono ai metodi scientifici dellesegesi biblica. Per la loro comprensione rimandiamo al documento della Pontificia Commissione Biblica: L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, 1993.

Allo stesso P. Margiotti, che gli aveva procurato lAutobiografia di Maria Valtorta:

Ave Maria. Hong Kong, lì 24 Maggio 1969
Carissimo P. Margiotti,
[…] E ora la ringrazio per lautobiografia di Maria Valtorta, che occupa assolutamente un posto a parte fra tutte le autobiografie dei santi e delle sante, che io ho letto; come quella di B. Cellini, si distingue fra tutte le altre opere consimili della nostra letteratura.
Si legge con pena per quanto dice di sua madre, eppure parmi che sia stato questo martirio intimo, continuo, strozzante, che ha preparato Maria Valtorta ai sublimi doni delle visioni e delle contemplazioni che poi ricevette, insomma che labbia preparata ad essere la portavoce del Signore Gesù. La lingua mi pare più varia e più vigorosa di quella del Poema dell’Uomo-Dio, che è pure così fresca e vivace.
Insomma, caro P. Margiotti, credo che lei sia uno strumento del Signore per far conoscere questanima e il messaggio — oh! un messaggio così ampio, ampio quanto il Vangelo! — di questanima.
Spero che gli editori continuino a pubblicare tutte le opere di questanima virile nella sua umiltà, unanima che spesso fa pensare a santa Caterina da Siena.
[…] Di nuovo, caro P. Margiotti, la saluto e la prego di stare alle vedette se mai leditore Pisani stampi qualche altra opera della Valtorta!!!
Suo affmo in Cristo fr. Gabriele M. Allegra ofm

Allo zio mons. Gioacchino Guglielmino, parroco di San Giovanni La Punta (Catania), da Hong Kong in data 5 agosto 1965:

Carissimo zio,
[…] Ho terminato stamattina la lettura degli otto volumi di Maria Valtorta Il poema dell’Uomo-Dio e le confesso che, nonostante i punti interrogativi che a volte sorgevano spontanei nella mia mente come teologo e come esegeta — certamente da strapazzo, ma pure devo dire la verità — questopera mi ha profondamente commosso. Certo produce in tutti, almeno questo, un desiderio più vivo di meditare il Vangelo e fa crescere lamore per il Verbo di Dio fatto libro, come diceva Origene.
Siccome parecchi mi hanno chiesto cosa pensi di questo poema, sto almanaccando di stampare su qualche rivista — forse La Crociata del Vangelo — una presentazione.
Se la Santa Madre Chiesa dovesse sconfessare questo libro, perché si tratta di rivelazioni private, nessuno sarà più lieto di me di obbedire; ma se, come penso, la Chiesa lascerà che esso corra per le mani dei fedeli, come le rivelazioni di Anna Caterina Emmerich o della Venerabile Agreda, io penso che farà un bene immenso.
Mancano ancora due volumi: la storia della Passione e della Resurrezione; la lingua più che dignitosa è affascinante, e quando si parla della Madonna cè una dolcezza e un vero incanto celeste.
[…] suo affmo nipote fr. Gabriele Maria

A P. Mario Crocco, parroco di Castellammare di Stabia (Napoli), da Hong Kong in data 29 agosto 1965:

Carissimo Mario,
[…] Termino, caro Mario, raccomandandoti la lettura del voluminoso ma affascinante Poema dell’Uomo-Dio di Maria Valtorta: me lha procurato il P. Margiotti e comperato per la Biblioteca il P. Pieraccini; ti assicuro che questopera avvicina al Signore e ci stimola fortemente a meditare il Vangelo: vorrei dire tante altre cose su di essa ma nolo per cartam et atramentum, almeno per ora. Ti abbraccio fraternamente, tuo devmo in Xto
fr. Gabriele Maria Allegra ofm

A P. Leonardo Anastasi di Acireale (Catania), da Gerusalemme in data 4 aprile 1974:

Reverendo e carissimo P. Guardiano,
[…] Cè in convento un caro Padre Missionario del Giappone che ha tradotto in spagnolo tutti i dieci volumi del Poema dell’Uomo-Dio e, quel chè più, è un biblista il quale sta studiando scientificamente la geografia dellopera; ogni giorno quasi parliamo di questopera, per la quale lui vive, e mi pare che la traduzione spagnola, dato il numero di quanti parlano questa lingua — più di centomilioni — debba fare un gran bene a un gran numero di anime. E siccome sono abituato a sognare, penso che se si potesse avere una versione in inglese, unaltra in russo e unaltra in arabo e
unultima in cinese… sarebbe una grande vittoria contro Satana…
[…] suo devmo fr. Gabriele M. Allegra

Alla cugina suor Leonia Murabito, clarissa, di Caltanissetta, da Gerusalemme il Lunedì Santo 1974:

Mia amata Sr. Leonia,
[…] Vorrei scriverti, come tu desideri, tante cose su N. S. viste da uno che vive nella sua terra, ma il tempo mi manca: o ritiri, o confessioni, mi impegnano seriamente. […] Ma ti assicuro che il Poema dell’Uomo-Dio supera immensamente qualsiasi descrizione, non dico mia, ché io non so scrivere, ma di qualsiasi altro scrittore.
Godo tanto nel constatare che questopera è amata dalle Povere Dame di Caltanissetta e specialmente dalla mia sorella amatissima Sr. Leonia. Prega la Madonna che si riesca a farla tradurre in inglese, russo e cinese. La versione spagnola è già finita… È unopera che fa crescere nella cognizione e nellamore del Signore Gesù e della sua Santa Madre.
Ti abbraccio con tanto fraterno affetto e vi benedico tutte
affmo fr. Gabriele M.

Dal suo diario

Riportiamo testualmente, nella loro immediatezza, le seguenti note autografe con le rispettive date:

Martedì e Mercoledì Santo, 9-10 Aprile 1968, Macao

Il poema dell’Uomo-Dio di M. Valtorta è stato pubblicato come un romanzo, e spero che a tal titolo continui a ristamparsi e spesso nell’avvenire, ma non è un romanzo. È il complemento delle quattro tradizioni evangeliche e la spiegazione di esse.

Questa spiegazione a volte ci sorprende, ci sembra così nuova, così vera e così energica che siamo tutti pronti a negligerla. Si tratta di rivelazioni private! e poi fatte a una donna! E noi uomini, noi sacerdoti, sappiamo bene imitare in ciò gli Apostoli, che chiamarono delirio di femminette la visione che esse ebbero del Cristo Risorto. Certo S. Paolo nell’elenco dei testi della Resurrezione esclude le donne, ma i Vangeli dànno invece ad esse una parte preponderante. Però tutti i sacerdoti in questo vogliono imitare S. Paolo!

Ora il Poema dell’Uomo-Dio non merita davvero di essere negletto con quella sicumera e con quel sussiego, che è la caratteristica di molti teologi moderni. Nella Chiesa cè lo Spirito e ci sono quindi i carismi dello Spirito. Io penso che solo per un carisma dello Spirito Santo, solamente col suo aiuto una povera donna ammalata, di cultura biblica limitata, poté nello spazio di tre anni scrivere ventimila pagine che, stampate, equivalgono a dieci volumi: e quali pagine! E noto pure che certi discorsi del Signore, dei quali nei Vangeli è solo accennato largomento principale, sono sviluppati in questopera con una naturalezza, con una concatenazione di pensiero così logica, così spontanea, così aderente al tempo, al luogo, alle circostanze, che non ho trovato nei più famosi esegeti. Cito solo il discorso del Signore con Nicodemo e quello del Pane di vita. Ma gli esegeti seguaci del Metodo della Storia delle forme, non si umilieranno mai (!) a dare uno sguardo a questopera, dove con una facilità meravigliosa vengono sciolti molti problemi e rifatti tanti discorsi dei quali purtroppo ci resta solo il tema.

Insomma ritengo che quest’opera della Valtorta merita almeno quell’attenzione che i Teologi prestarono alla Mistica Ciudad de Dios della Ven. Agreda, alle Rivelazioni della Ven. A. C. ­Emmerich, e a quelle di S. Brigida.

Nessuno mi potrà far credere che una povera inferma, solo in virtù del suo fervido sentimento religioso, abbia scritto il Poema, tanto più che i diversi quadri o scene della vita del Signore essa non le vide in ordine cronologico ma contro invece un tal ordine, sparse o rappresentatele confusamente per lo spazio di tre anni.

Quale fu questo carisma, quali le sue dimensioni? Come lo strumento umano cooperò con esso? Cosa viene dallo Spirito attraverso la mente e il cuore di una pia cristiana, e cosa è frutto esclusivo della psiche della Valtorta? E perché Gesù, nella ipotesi di visioni soprannaturali, adopera il linguaggio di un teologo del secolo XX e non quello del suo tempo? Ha voluto forse insegnarci cosa si trovi nelle Sacre Scritture e come bisogna esprimerle oggi? Tante questioni che meritano di essere studiate e meditate, prima di esporre ragionatamente come il Poema dell’Uomo-Dio non contraddica mai al Vangelo, ma lo completa mirabilmente e lo rende vivo e potente, tenero ed esigente.

Determinata bene la natura del carisma dello Spirito e la realtà della sua azione in Maria Valtorta, quale atteggiamento deve as-

sumere il cristiano leggendo queste mirabili pagine evangeliche?

Mi pare che si imponga la stessa conclusione pratica per chi ha letto e studiato i documenti della Storia delle Apparizioni di Paray le Monial, Lourdes, Fatima, Siracusa…

E con lo stesso grado di fede, e nella misura che Gesù Signore e la Chiesa lo desiderano, io ci credo.

Giovedì Santo 1968

Oltre alle pie donne che assistevano alla crocifissione del Signore sul Calvario, delle quali quattro son chiamate per nome, e parecchie altre son lasciate anonime, S. Luca parla pure di certi conoscenti di Gesù: gnostòi , che assistevano alla sua morte stando un po in distanza. Chi sono tali conoscenti? Si potrebbe pensare a Giuseppe dArimatea, Nicodemo, Manahem, Cusa (?), e altri familiari di questi personaggi di una ben alta condizione sociale.

La Valtorta nel suo Poema dell’Uomo-Dio, senza porsi il problema, li individua nel gruppo dei Pastori (dodici) e di alcuni discepoli. Essendo uomini, mentre il condannato veniva suppliziato, e il suppliziato rimaneva in vita, non si permise agli amici del reo di avvicinarsi. Solo alla Madre e alle pie donne che con lei erano, il Centurione concesse di accostarsi alla Croce, e a Giovanni creduto figlio di Maria e fratello del condannato.

Venerdì Santo 1968, Macao

Secondo la Valtorta (Poema dell’Uomo-Dio) le cause fisiche precipue che cagionarono la morte di Gesù furono: 1) il dissanguamento prima della crocifissione, che ebbe luogo durante l’Agonia del Getsemani, e la Flagellazione; 2) l’edema polmonare; 3) la febbre; 4) la tetania; 5) e specialissimamente la sofferenza spirituale sostenuta per l’abbandono del Padre. Durante questa ineffabile, incomprensibile prova dell’Uomo-Dio, egli sentì in qualche modo la separazione dal Padre suo come un dannato. Veramente divenne il peccato personificato: Illum qui peccatum non noverat peccatum fecit! Redempti enim estis pretio magno!

Durante la passione e morte del Signore, la Madre Addolorata compì il suo officio di novella Eva corredentrice, accettando di cuo-

re la volontà del Padre, compassionando, come Lei sola poteva fare, il Figlio suo Gesù, perdonando e pregando per noi uomini, suoi crocifissori.

Sabato Santo 13 Aprile

Gesù morto, sino al momento quasi della di Lui resurrezione, Maria co-redense con la sua desolazione.

La desolazione della Dolorosa comprende un attacco diretto, personale, di Lucifero, e poi tanti assalti indiretti contro la sua fede nella resurrezione, e, anche per Lei, labbandono del Padre.

In due lunghi capitoli la Valtorta descrive quello che ha visto e sentito durante la notte del Venerdì Santo, la giornata del Sabato e la notte del Sabato.

Quel poco che ho letto sulla Madre Addolorata su questo specifico argomento rimane nelle generalità, e non si può paragonare a queste pagine potenti e tenerissime di Maria Valtorta. Non mi posso per niente convincere che esse siano una semplice meditazione di una pia cristiana, no, quest’anima ha visto e ha sentito!

Digitus Dei est hic!

30-31 Luglio 1968

La giustificazione teologica di un libro così impegnativo, così carismatico, così straordinario anche dal solo punto di vista umano, come è il Poema dell’Uomo-Dio di M. Valtorta, io la trovo nella 1ª Ep. ai Corinti 14, 6, dove S. Paolo scrive: Io, per esempio, come vi potrei giovare, o fratelli, se venissi a voi parlando in lingue, ma senza la rivelazione o la scienza, o la profezia o la dottrina?

In questopera io ci trovo tante rivelazioni, che non sono contrarie, ma che completano invece la narrazione evangelica; ci trovo la scienza, e una scienza tale nel campo teologico (mariologia specialmente), esegetico, mistico, che se non è infusa, non so come labbia potuta acquistare e dominare una povera donna ammalata, sia stata pure dotata di insigne intelligenza; ci trovo il carisma della profezia nel senso giusto della voce per cui la Valtorta esorta, incoraggia e consola nel nome di Dio e, rare volte, dilucida i vaticini del Signore; ci trovo finalmente la dottrina, e tale dottrina è sicura, abbraccia quasi tutti i campi della rivelazione, quindi è una e molteplice, immediata, luminosa, per cui nonostante che a volte qualche dubbio mi sfiori la mente, pensando al complesso di questa dottrina, mi dico: ci devo pensar meglio, è anche possibile lopinione della fortunata veggente.

I miei dubbi vertono specialmente su quanto la Valtorta dice circa il peccato originale, circa la chiamata dei primi apostoli, che mi pare in contraddizione col Vangelo di S. Giovanni, circa alcuni punti del discorso di Gesù sul Tabor dopo la Resurrezione, e sulla collina nei pressi di Nazareth, circa la riportata affermazione di Gesù di essere Dio, il Figlio di Dio e il Messia. Che se tali dichiarazioni da parte del Signore fossero del tutto vere, come spiegare l’Ebronismo nato proprio in Palestina? e lo Gnosticismo?

Certo non si tratta di difficoltà insuperabili, dico solo che ancora io non sono riuscito a superarle.

E il segreto messianico (specialmente nel Vangelo di Marco) come può convenire perfettamente con le frequentissime asserzioni di Gesù che si leggono nel Poema della Valtorta?

Illuminami, Signore, perché io voglio passare quel poco di vita che mi resta a conoscerti sempre più. Illuminami, perché il tuo Servo si vuole presentare al suo Re ornato di luce.

25-26 Agosto 1968

Il Poema dell’Uomo-Dio mi impressiona sempre più dal punto di vista letterario, esegetico, teologico.

Letterariamente, non cè bisogno di ricorrere a doni preternaturali; basta, a spiegare questo lavoro, lintelligenza straordinaria della Valtorta e la sua acutissima sensibilità. Però anche su questo punto non bisogna dimenticare che la Scrittrice non seguì la sequenza cronologica della vita di Gesù, ma quella delle visioni che Gesù le mostrava.

Circa lesegesi della Valtorta ci sarebbe da scrivere un libro; qui mi limito a riaffermare che non trovo altre opere di insigni scritturisti che, come il Poema della Valtorta, completino e chiariscano così naturalmente, così spontaneamente, così vivacemente i Vangeli Canonici. In questi si parla di folle, di miracoli a getto continuo, si hanno degli schemi dei discorsi del Signore. Nel Poema dell’Uomo-Dio, le folle si muovono, gridano, agiscono; i miracoli, direi, si vedono; i discorsi del Signore, anche i più difficili per la loro concisione, diventano di una chiarezza solare.

E ciò che più mi fa meraviglia si è che la Valtorta non cade mai in errori teologici, ché al contrario rende i misteri rivelati più facili al lettore, trasponendoli in un linguaggio popolare e moderno.

Certo non sono convinto della spiegazione del peccato originale, della chiamata dei primi Apostoli, dellidentificazione di Maddalena con Maria di Betania — sebbene su questo punto quasi quasi mi sono arreso anche come esegeta — della cronologia della vita di Gesù… ma non posso provare che le opinioni seguite dalla Valtorta nel suo Poema siano errate, può essere che mi sbagli io, e con me molti altri.

Chi legge questopera dopo gli articoli e le monografie di tanti moderni seguaci della Formgeschichte e della Redaktions geschichte, respira finalmente latmosfera del Vangelo, e quasi quasi diventa uno (sia pure un numero, ma sempre più fortunato degli esegeti bultmanniani), diviene, dico, uno della folla che seguiva il Maestro.

Doni di natura e doni mistici armoniosamente congiunti spiegano questo capolavoro della letteratura religiosa italiana, e forse dovrei dire della letteratura cristiana mondiale.

Doni di natura - padre Allegra
7 e 8 Settembre 1968

La figura, le virtù, la missione della Madonna sono state e sono descritte ancora da molti santi, sapienti e devoti, eppure nessuno lo fa con la semplicità di Maria Valtorta nel suo Poema dell’Uomo-Dio.

La Valtorta ha visto e ha sentito, gli altri, per la più parte, hanno solo pensato e meditato. Ma ciò che mi sorprende maggiormente si è la sicura visione dei doni di Maria SSma.

Gli Apostoli dovettero conoscere la pienezza della rivelazione… pienezza che la Chiesa raggiunge in un progresso continuo, sotto lazione dello Spirito Santo.

I dommi che la Chiesa va definendo nel corso dei secoli — specialmente i dommi mariani — sono una affermazione solenne della fede degli Apostoli. La Valtorta è stata, per un carisma ineffabile, rituffata nella fede tenera, commovente, spontanea degli Apostoli, specialmente di S. Giovanni.

Sabato Santo

Certo Gesù nel tempo della sua vita mortale non parlò con quei termini teologici venuti dopo, né, forse, sviluppando la celeste ricchezza della sua parola, come appare dal Poema dell’Uomo-Dio, cioè come fece vedere e sentire alla sua diletta Maria Valtorta.

Come si spiega questo fatto? Io risponderei così. Gesù dopo venti secoli ripete e spiega il suo Vangelo giovandosi di tutta la terminologia  teologica della sua Chiesa, per dirci che linsegnamento di essa si trova già implicitamente nel suo Vangelo — M. Pouget avrebbe detto: equivalentemente — e che questo insegnamento altro non è se non la spiegazione autorevole e infallibile, che Essa dà ed Essa sola può dare, perché guidata e illuminata dallo Spirito Santo.

Per quanto riguarda certe verità, per es. la SSma Eucaristia, la dignità e la missione della B. Vergine Maria, Gesù durante la sua vita parlò già più chiaramente che non abbia fatto la Chiesa per dei secoli, cosicché il progresso dommatico per queste e altre verità è un ritorno alla pienezza fontale.

Finalmente osservo che lopera della Valtorta indirettamente è una prova della storicità dei Vangeli: essi sono, sì, un catechismo, un cherìgma, ma basato sulla marturìa di testi scelti e approvati da Dio. Altro che Formgeschichte!

Resurrezione del Signore

Lefficacia della Parola di Dio è condizionata dalla qualità del terreno in cui essa cade. Luomo ha il tremendo dono della libertà per cui può dire di no anche a Dio!

Tenendo presente la parabola del seminatore, la libertà delluomo, e la mia persuasione che il Poema dell’Uomo-Dio sia opera di Gesù prima e di Maria V. poi, la reazione dei lettori davanti a questopera si esprime così:

Lopera o il Poema incontra: lettori svagati, lettori onesti, lettori pii, lettori critici e ipercritici.

Il teologo e lesegeta dovrebbe essere fra i lettori onesti e critici al tempo stesso.

I discorsi di Gesù nella pianura dellAcqua Speciosa (M. Valt., Il Poema dell’Uomo-Dio, II) sono la spiegazione del Decalogo. Per essi, Gesù, secondo il suo proposito più e più volte palesato, intese ricondurre la Legge alla sua pienezza primitiva, liberandola dalle superfetazioni umane. Questi discorsi non seguono lordine dei Comandamenti, ma rispondono a particolari bisogni di qualche persona presente, bisogni conosciuti dal Signore solo, in quanto

Egli non è solo il Figlio dellUomo, ma anche il Figlio di Dio.

Questo intimo contatto con le anime, siano esse in peccato o vogliose di redenzione, siano uomini o donne, spose tradite o madri straziate dalla condotta dei figli, dà alle parole del Signore un tono vivo, attuale, palpitante anche oggi.

Nella malinconica pianura dellAcqua Speciosa, fra Gerico ed Efraim, nelle malinconiche giornate di Novembre e Dicembre al chiudersi del primo anno della vita pubblica, il Signore fece la sua prima grande seminagione, seminò la Parola che non passa e che non muore.

Sino a qual punto le parole del Signore, riportate da M. Valtorta, sono autentiche? Ecco: non riesco a persuadermi che la veggente abbia inventato o aggiunto di suo: no, essa riproduce quello che sente e come lo sente.

Ma daltra parte nessuno può negare che cè una traduzione della parola del Signore nel linguaggio della Chiesa di oggi, cioè il linguaggio ricco e polimorfo della nostra Teologia, così come si è formato dopo e attraverso tanti secoli di polemiche, di discussioni, di predicazione.

Chi ha fatto questa versione, che poi è duplice in quanto Gesù dal 1943 al 1947 parlava in italiano mentre su questa terra negli anni della sua vita mortale parlò in aramaico, in greco e forse qualche volta in latino? E soprattutto perché parlando alla Valtorta adoperò il nostro moderno linguaggio teologico? Non può essere che Gesù stesso. E così fece, penso, sia per farci vedere che linsegnamento della sua Chiesa altro non è che la dichiarazione delle sue parole, sia per incidere il suo Vangelo eterno nel cuore dei contemporanei.

Come i discorsi dellAcqua Speciosa spiegano la Legge, così il Discorso della Montagna costituisce un passo in avanti, è la perfezione della Legge, sia riferendosi allintenzione del Divino Supremo Legislatore, sia meditandola al lume della Incarnazione e della Redenzione imminente.

Questa doppia serie di discorsi è completata dalle Conversazioni di Gesù cogli Apostoli, dalle sue polemiche nel Tempio e a Gerusalemme o per le vie della Palestina, e finalmente dalle sue soavi celesti confidenze cogli Apostoli, i Discepoli, le Discepole e specialmente la sua Madre SSma… Che opera questo Poema! No, non è povera opera umana, cè in esso il dito di Dio.

Nel Poema dell’Uomo-Dio, Mammona, sovente, equivale a Satana, è un altro nome di Satana; ora trovo che anche Teodoro Zahn nel suo commentario sul Vangelo di S. Matteo, per motivi filologici, è giunto alla stessa conclusione.

Il Poema ci riserva molte di tali sorprese, il che conferma che siamo non dinanzi alle fantasticherie di una donna ammalata, ma davanti alla deposizione di una teste, certo, sola teste, ma tanto degna di fede.

Questa donna ammalata, col solo dono naturale di una penna facile sia pure coltivato dagli studi letterari medi, in meno di quattro anni scrive unopera in dieci volumi, nella quale fa risuscitare lambiente religioso politico e culturale del primo secolo, e quel che più spaventa gli stessi specialisti, racconta per ordine — ma questordine viene riconosciuto e stabilito dopo che le visioni son cessate — la vita di Cristo, completando i Vangeli senza mai contraddirli.

A volte, è vero, son rimasto e rimango ancora dubitoso sulla maniera di spiegare, di evolvere, di supplire al racconto evangelico, ma si tratta sempre di argomenti o nodi esegetici, che si prestano a diverse interpretazioni.

Dopo i Vangeli, io non conosco unaltra vita di Gesù che si possa paragonare al Poema, come non conosco altre vite di San Pietro o San Giovanni che rendano così vivi i caratteri dei due Santi Apostoli.

Cito questi due perché di essi nella Scrittura cè qualcosa, mentre degli altri apostoli si hanno quasi solo i nomi. Ora tutti i caratteri sono sempre così ben delineati e così coerenti a se stessi, che ci si trova di fronte a un dilemma: o lAutrice è un genio di stampo Sheakspeariano o Manzoniano, ovvero essa ha visto.

Io opto, anzi son costretto a scegliere, il secondo corno del dilemma.

Quanto alla Mariologia di questopera, poi, non conosco altri libri che ne possiedono una così avvincente e convincente, così soda e così semplice, così moderna e allo stesso tempo così antica, pur essendo aperta ai suoi futuri progressi.

Anche, anzi soprattutto su questo punto, il Poema arricchisce la nostra conoscenza della Madonna e irresistibilmente anche il nostro povero amore, la nostra languida devozione per Lei.

Nel trattare il mistero della Compassione di Maria, pare a me che la Valtorta, per ampiezza, profondità e scandaglio psicologico del Cuore della Vergine, superi perfino San Bonaventura e San Bernardino. Poteva farlo senza aver supernaturalmente visto e sentito?

8 Gennaio 1970

Mi piacerebbe veder tradotto in altre lingue il Poema dell’Uomo-Dio, perché son certo che molti per la lettura di esso crescerebbero nella cognizione e nellamore di Gesù Signore. Affido questo mio desiderio a S. Chiara e a M. Lucia Mangano.

Alcune “Sante morti” descritte o accennate nel Poema: la morte di S. Giuseppe, di Alfeo marito di Maria la zia di Gesù, di Saul di Keriot, di Giona lex-pastore, di S. Giovanni Battista, di Lazzaro, di Abramo di Engaddi, di Giovanni di Endor, del Buon Ladrone, di S. Stefano…

Veni, Domine Jesu!

Nel suo tragico destino, una figura potente e commovente nel Poema è Maria di Simone, la madre di Giuda, tanto amata da Gesù. Nessun poeta e drammaturgo ha mai pensato un profilo così robusto, così delicato e al tempo stesso così compassionevole, di quella sventurata e soave donna.

9 Gennaio 1970

I grandi discorsi di Gesù nel Poema dell’Uomo-Dio sono inquadrati nellambiente e nelle circostanze, che ce li mostrano più spontanei e più naturali.

I discorsi dellAcqua Speciosa sono come la vera autentica spiegazione del Decalogo, il discorso della Montagna è la magna carta del Regno dei Cieli, le parabole sparse lungo il libro e sempre ancorate a qualche circostanza che le ha fatte nascere e che aiuta a comprenderle sino in fondo, e i grandi discorsi di Gerusalemme, e le continue istruzioni date agli Apostoli, ai Discepoli, alle Discepole, fanno del Poema uno scrigno di tesori celesti.

Notevole è la maniera onde Gesù spiega lAntico Testamento, applicandolo sempre al presente, allèra messianica, già in atto, e che si sta compiendo.

Anche i discorsi degli Apostoli, specie quelli di Pietro e di Giovanni, sono come una eco del pensiero di Gesù… Non credo che sia saggio e giusto restare indifferenti davanti a tali tesori.

10 Gennaio 1970

Commovente ricordo: i nomi di alcuni fanciulli amici di Gesù secondo il Poema dell’Uomo-Dio. Gesù era attratto e attraeva i fanciulli, perciò è impossibile tessere lelenco di questi suoi cari piccoli amici, nondimeno per dei motivi spiegati nel Poema alcuni sono degni di essere specialmente ricordati, essi sono:

a Cafarnao: Beniamino, Giovanna e il fratellino Tobiolo, Giacomino che portava al Signore la borsa di Matteo…

a Magdala: Beniamino,

a Corozim: Giuseppe il piccolo falegname,

e poi: Maria e il fratellino Mattia, adottati da Giovanna di Cusa, e soprattutto Marziam, il bambino-orfano-simbolo, adottato da Pietro.

Nisi efficiamini sicut parvuli, non intrabitis in Regnum Caelorum.

Macao, 11 Gennaio 1970

Le istruzioni, che dà il Signore nel Poema, pur essendo impregnate dei pensieri e della cultura del tempo, sono al tempo stesso accomodate allinsegnamento della Chiesa Cattolica dei nostri tempi.

Pur ammettendo che Gesù, il Verbo Incarnato, abbia potuto parlar così, preferisco pensare che Egli abbia ripetuto il suo Vangelo a Maria Valtorta in questa guisa, cioè modernizzandolo, per insegnare che l’attuale dottrina della Chiesa costituisce il suo medesimo perenne insegnamento. Ecco il motivo, io penso, per cui il Signore dà sul trinomio cristiano: la Fede, la Speranza, la Carità; sulla costituzione della Chiesa per quanto embrionale, e sui Sacramenti, e specialmente sulla Mariologia, sul Celibato, sul Sacrificio del Nuovo Patto… quegli insegnamenti tanto vivi e attuali.

Conseguenza pratica: Io son figlio della Chiesa! Io sono nella barca di S. Pietro!

Veni Domine Jesu!

12, Macao

Le istruzioni che Gesù, secondo il Poema dell’Uomo-Dio, diede a suo cugino Giacomo sulla cima del Carmelo, vengono completate dal Salvatore medesimo nel discorso che Egli tenne dopo la resurrezione, sul Tabor.

Discorso o discorsi, cui spetta giustamente il titolo: loquens de Regno Dei, o: sermo de Regno Dei.

Il Signore si limita alle linee essenziali del suo programma e lascia allo Spirito Santo che, attraverso i secoli e secondo i bisogni, guidi la sua Chiesa, la illumini e la fortifichi.

Chi è nella Chiesa vera del Signore, costui è nutrito della parola di Gesù, illuminato dalla sua Luce, agito [?] e nutrito dal suo Spirito.

Che gloria e che gioia poter dire: Io son figlio della Chiesa!

14 Gennaio 1970, Macao

Il discorso del Signore ai Discepoli sulle opere di misericordia corporale e spirituale è un complemento del Discorso della Montagna. Cioè, secondo il Poema dell’Uomo-Dio, il Discorso della Montagna insiste specialmente sui doveri del figlio verso il Padre nel Nuovo Regno, il Discorso ai Discepoli insiste piuttosto sui doveri dei fratelli verso i fratelli.

Luno e laltro discorso fanno sentire profondamente e dolcemente che il Regno dei Cieli è una famiglia, la famiglia di Dio.

Vivere in questa famiglia, in questa casa, da figli, amare ed essere amati, perché figli, questa è la sublime vocazione del cristiano, di colui che per la fede in Gesù è nato da Dio.

Quotquot autem receperunt eum, dedit eis potestatem filios Dei fieri… ex Deo nati sunt!

Macao, lì 16 Gennaio 1970

Nel citare e nellargomentare sulle Scritture, Gesù, nel Poema dell’Uomo-Dio, si adatta alla versione italiana, anche quando questa diverge dalloriginale. Ci deve essere un motivo. Io penso che sia il seguente.

Le divergenze vertono sempre su punti secondari; praticamente nessuna versione è fedelissima all’originale, ma abbiamo solo tante versioni approvate dalla S. Madre Chiesa, perché sostanzialmente fedeli. Ora il Signore approva questo modo di agire della sua Chiesa e quindi cita o argomenta servendosi della versione (quella del P. E. Tintori) da essa approvata e che Maria Valtorta adoperava. Magari “i dottori difficili” si servissero della Sacra Scrittura  con l’intenzione onde se ne serviva la Valtorta!

Il modo di fare di Gesù conferma ancora una volta quanto sia grande lautorità della Chiesa. S. Giovanna dArco diceva che tra il Signore e la Chiesa non cè differenza… Che dire dei contestatori di oggi?

10 Marzo 1970

Nel Nuovo Testamento si hanno brevi cenni dellapostolato di Gesù in Samaria, però quei pochi cenni contengono tante cose, che ci vengono rivelate appieno dal Poema dell’Uomo-Dio. Pare a me, per conseguenza, ovvio il successo della Evangelizzazione della Samaria di cui si parla negli Atti degli Apostoli; almeno questo dico, che il Poema me la rende più naturale e come un evento atteso, dato il ministero di Gesù, la sua misericordia, i suoi miracoli presso quei poveri “fratelli separati”.

Aggiungo che le più belle parabole — quelle del Vangelo eccettuate — fra le tante “agrafe”, sono quelle che il Signore pronunziò in Samaria.

La reazione dei Samaritani al messaggio del Signore in genere fu più sincera di quella dei giudei, i quali per linvidia e il livore di quei del Tempio si rifiutarono di accogliere il Salvatore promesso e aspettato.

18 Giugno 1970 — S. Efrem

Nel Poema dell’Uomo-Dio ci sono tre figure di veggenti — per il momento non ne ricordo altri — sulla bocca dei quali il Signore mette la sua parola, che è una spiegazione della vera missione del Messia e della vera indole del suo Regno.

La prima è Saul di Kerioth, morto sul petto di Gesù; la seconda è il Samaritano lebbroso, guarito assieme agli altri nove; la terza è Sabea di Beth-lechi.

Il discorso di Sabea è più lungo, più completo, più ardente.

A questi veggenti autentici, che riferiscono le parole di Dio, si oppongono i discorsi di certi insatanassati, pieni di livore, di bestemmie, di invidia… così p. e. quello di Giuda Iscariota quando fu  sorpreso a rubare le casseforti di Giovanna di Cusa, e altri di Elchia, di Caiphas, di Doras… La lotta fra la tenebra e la luce; la testimonianza data alla luce e la testimonianza data alle tenebre.

Da quando ho letto e riletto il Poema dell’Uomo-Dio di M. Valtorta non sento più gusto per i romanzi biblico-evangelici. Nondimeno tra ieri e oggi ho letto The Centurion di L. Witbuley, novella, che forse mi avrebbe appassionato prima di conoscere il Poema della Valtorta, ma che ora mi ha solo interessato per lo stile conciso, puro, e per la buona conoscenza che lAutore possiede dei costumi palestinesi al tempo di Gesù.

Non mi garbano molte “congiunture” nella trama di questo romanzo, specialmente la presentazione di Giuda e la descrizione del suo tradimento. Ma essendo convinto che M. Valtorta “ha visto”, in un modo che non riesco ancora a spiegarmi completamente, mentre il Willebery, come Lloyd Douglas, come L. De Wohl, ed altri… hanno solo ripensato da artisti, più o meno grandi, le pagine del Vangelo, non mi è concesso di essere così esigente.

Nessuno domanda agli apocrifici quello che solo ci possono dare i Vangeli.

LAutobiografia di M. Valtorta si distacca dalle opere consimili, anche se scritte da santi. È potente ed originale sino al punto di farmi pensare sovente a quella di B. Cellini per lo stile, robusto, vivace e spontaneo.

È inoltre un libro drammatico, perché il dramma sta nella natura delle cose e dei fatti: il dramma nasce, direi, dallindole della madre, che purtroppo poco o nulla aveva del cuore di sposa o di madre. La descrizione così vivace di questa donna egoista grava sul lettore e gli fa leggere con pena le pagine della figlia, di quella figlia che divenne la “voce” di Gesù e che scrisse Il Poema dell’Uomo-Dio. Che differenze di carattere fra madre e figlia! E quale, quanto eroismo in Maria! Che prova, quali croci, quale martirio del cuore!

La famiglia Valtorta è all’opposto di quella di S. Francesco. In questa il padre Pietro di Bernardone non comprese il figlio, che invece fu sempre compreso dalla madre, la soave madonna Pica; nella famiglia Valtorta invece il padre ama e comprende la figlia, che la mamma invece non comprende affatto e fa soffrire sempre.

Il cuore di questa donna è ancora più fosco di quello del Principe padre della monaca di Monza, e se ne rimane tanto amareggiati leggendo queste pagine perché desse, naturalmente per obbedienza, ma sono state pur sempre scritte dalla figlia.

Stile vigoroso e vivacissimo, copioso e colorito, che forse supera quello dello stesso Poema dell’Uomo-Dio. Pagine ricche di pensiero e di scandagli psicologici, che ci aiutano a comprendere la fisionomia spirituale della portavoce di Gesù: Maria Valtorta.

Nei diari di Padre Allegra è stata trovata anche la nota di commento – che abbiamo riportata nel capitolo precedente – all’articolo apparso nel 1961 su La Civiltà Cattolica. È scritta a puntate, sotto le date del 27 e 28 gennaio e del 5, 6, 8 e 9 febbraio 1970.

Inoltre, sulle pagine autografe di un suo quaderno, sono state trovate di recente delle “Note bibliografiche che possono essere utili per la presentazione del Poema dell’Uomo-Dio” e lelenco di “alcuni punti da mettere in evidenza” in una “lettera aperta” in merito alla stessa Opera, con particolare riguardo a “problemi di esegesi”.

Una relazione completa

Nel giugno 1970, approfittando di una degenza nellospedale di Macao, Padre Allegra stendeva una relazione sullOpera di Maria Valtorta nellintento di illustrarla ad eventuali traduttori. Nella prima parte egli tracciava la storia della stesura dell’Opera secondo le notizie ricavate dalle nostre pubblicazioni. Riportiamo testualmente la seconda parte della relazione, che è la sua analisi di lettore dell’Opera.

Il Poema contiene, anzi è una serie di visioni, alle quali l’Autrice assiste, come se fosse una contemporanea, e perciò vede e sente quanto riguarda la vita di Gesù a cominciare dalla nascita di Maria SS.ma, avvenuta per grazia celeste nella vecchiaia di Anna e Gioacchino, sino alla Resurrezione e Ascensione del Signore, anzi sino all’Assunzione della Beata Vergine in Cielo.

La Veggente-ascoltatrice comincia di solito a descrivere il sito della scena che contempla, riporta il chiacchiericcio della folla e dei discepoli e poi, a seconda di quanto vede e ascolta, descrive i miracoli, riferisce i discorsi del Signore, ovvero i dialoghi dei presenti con Lui, o coi discepoli, o fra di loro. La rievocazione della vita di Gesù, dei tempi e dell’ambiente, nei suoi diversi aspetti: fisico, politico, sociale, familiare, è fatta senza sforzo alcuno; l’Autrice riporta quello che ha visto e sentito; il suo stile non sente l’erudizione, che si nota anche nelle più famose vite di Gesù; è il resoconto di una teste oculare e auricolare. Se Maria di Magdala o Giovanna di Cusa, durante la loro vita, avessero potuto vedere quello che vide Maria Valtorta e l’avessero scritto, credo che la loro testimonianza non differirebbe molto da quella del Poema. La Valtorta osservava con tanta intensità il luogo e i personaggi delle sue visioni che chi è stato per ragioni di studio in Terra Santa e ha letto ripetutamente i Vangeli non fa uno sforzo eccessivo per ricostruire le scene.

Che un romanziere o un drammaturgo di genio creino dei caratteri indimenticabili, lo si sapeva; ma dei tanti romanzieri o drammaturghi che si sono accostati al Vangelo per utilizzarlo nelle loro creazioni, io non ne conosco uno che ne abbia cavato tanta ricchezza e abbia abbozzato con tanta forza o con tanta soavità — ometto per ora di Gesù e di Maria Vergine — le figure di Pietro, di Giovanni, di Maria Maddalena, di Lazzaro, di Giuda, specialmente di Giuda e della sua tragica e pietosa madre, Maria di Simone, e di tanti e tanti altri, come fa con la massima naturalezza e senza il minimo sforzo la Valtorta. Penso che non pochi lettori del Poema ben sovente si siano soffermati a riflettere e, come M. Vinicio allorché ascoltava la rievocazione della Passione del Signore fatta da san Pietro all’Ostrianum, abbiano detto: costei ha visto.

La cosa più impressionante, almeno per me, sono i discorsi del Signore. Naturalmente ci sono tutti quelli che si trovano nei SS. Vangeli, ma sviluppati, come pure sono stati sviluppati parecchi temi che nel Vangelo sono appena abbozzati o accennati. Inoltre sono riportati molti altri discorsi di cui nulla si dice nel Vangelo, ma che le circostanze indussero Gesù a pronunziare. Anche questi son costruiti come i primi; è lo stesso Signore che parla, sia che adoperi lo stile parabolico — il Poema contiene una quarantina  di parabole “agrapha” — sia quello esortativo o profetico, sia in ultimo quello sapienziale in uso presso i rabbini della epoca Neo-testamentaria. Pertanto, oltre ai grandi discorsi dei Vangeli, come quello della montagna, quello della missione degli Apostoli, quello escatologico, quelli dell’ultima settimana e quelli dell’ultima Cena, nel Poema ce ne sono moltissimi altri che spiegano il Decalogo, le opere di misericordia corporali e spirituali, ovvero che costituiscono speciali istruzioni alle discepole, ai discepoli, a persone singole, a uditori misti di giudei e di gentili… e in fine i discorsi sul Regno di Dio o più chiaramente sulla Chiesa, prima della Passione tenuti come un colloquio col fratello-cugino Giacomo sul Carmelo, e dopo la Resurrezione sviluppati parlando agli Apostoli e ai discepoli sul Tabor e su un altro monte della Galilea, il di cui tema è indicato da san Luca con la semplice frase: loquens de Regno Dei.

A considerarne sommariamente la materia, si trova in essi tutta la Fede, la Vita, la Speranza cristiana. Il tono e lo stile non si smentisce mai, è sempre lo stesso: lucido, forte, profetico, a volte pieno di maestà, a volte riboccante di tenerezza. Arreco qualche esempio. Tutti sanno gli affanni dei più grandi esegeti per collocare e spiegare secondo il contesto vitale il colloquio con Nicodemo, il discorso sul Pane di vita, i discorsi teologico-polemici pronunziati a Gerusalemme: quanti sforzi e quanto diversi! Nel Poema la loro concatenazione è spontanea, naturale, comecché fluisce logicamente dalle circostanze.

Quello che si dice dei discorsi, vale per i miracoli. Nel Poema ce ne sono tanti, che il Vangelo comprende con le frasi: e guariva e sanava tutti… come pure ci sono alcuni avvenimenti, cui né esegeti, né romanzieri, né apocrifi hanno pensato. Per esempio l’evangelizzazione della Giudea, accennata da san Giovanni (Gv 3, 22) all’inizio del ministero di Gesù, il misericordioso apostolato del Signore in favore dei Samaritani, dei poveri, dei contadini di Doras e di Giocana, degli abitanti del quartiere dell’Ofel, i viaggi continui dell’instancabile Maestro per il territorio di tutte le dodici antiche tribù, e la congiura ordita, da alcuni in buona fede, in mala fede dai più, per proclamarlo re, onde distruggerlo più facilmente per mano romana, congiura cui Giovanni (6, 14-15) accenna così sobriamente. E come dimenticare l’eroica fedeltà dei dodici pastori betlemiti, e la duplice prigionia di Giovanni Battista, e i convertiti del convertito Zaccheo; e quelle persone che Gesù salvò anche materialmente, come Sintica, Aurea Galla, Beniamino di Aenon; e le ultime voci profetiche del Popolo eletto: Sabea di Bethlechi, il samaritano lebbroso guarito, Saul di Kerioth; e le relazioni di Gesù con Gamaliele, con alcuni membri del sinedrio, con un gruppo di donne pagane che gravitano attorno a Claudia Procula, la moglie di Pilato; e la storia e la figura di Maria Maddalena, del fanciullo Marziam, dei singoli Apostoli il cui carattere si imprime indelebilmente nel cuore del lettore attento, specialmente il carattere di Pietro, Giovanni e Giuda e della sua pia e sventurata madre?

E quanto non s’impara circa la situazione politica, religiosa, economica, sociale, familiare della Palestina nel primo secolo della nostra èra, anche dai discorsi dei più umili, anzi specialmente da questi, che l’Autrice, veggente e ascoltatrice, riporta! Direi che in questa opera il mondo palestinese del tempo di Gesù risusciti davanti ai nostri occhi; e gli elementi migliori e peggiori del carattere del popolo eletto — il popolo degli estremi e schivo di ogni mediocrità — balzino vivi dinanzi a noi.

Il Poema ci si presenta come il completamento dei quattro Vangeli e una lunga spiegazione di essi; l’Autrice è l’illustratrice delle scene evangeliche. La spiegazione e il completamento sono giustificati in parte dalle parole di San Giovanni: “molti altri prodigi fece Gesù dinanzi ai suoi discepoli, che non sono scritti nel presente libro…” (20, 30); e: “molte altre cose fece Gesù che se si dovessero scrivere una a una, penso che il mondo intero non potrebbe contenere i libri da scriversi” (21, 25). Completamento e spiegazione, ripeto, giustificati solo in parte o in principio, giacché dal punto di vista storico-teologico la rivelazione si è chiusa con gli Apostoli e tutto ciò che si aggiunge al deposito rivelato, anche se non lo contraddice ma felicemente lo completa, potrà al massimo essere il frutto di un carisma particolare, individuale, che obbliga alla fede colui che lo riceve e coloro che credono trattarsi di un vero carisma o di più veri carismi, che nel caso nostro sarebbero quelli della rivelazione, della visione, del discorso della sapienza e del discorso della scienza (cfr. 1 Cor 12, 8; 2 Cor 12, 1…).

Insomma la Chiesa non ha bisogno di questa opera per svolgere la sua missione salvatrice sino alla seconda venuta del Signore, come non aveva bisogno delle apparizioni della Madonna a La Salette, a Lourdes, a Fatima… Senonché la Chiesa può tacitamente o pubblicamente riconoscere che certe rivelazioni private possono giovare alla conoscenza e alla pratica del Vangelo e all’intelligenza dei suoi misteri, e quindi approvare in forma negativa, cioè dichiarando che le rivelazioni in parola non sono contrarie alla fede, o può ufficialmente ignorarle, lasciando ai suoi figli piena libertà di formarsi il proprio giudizio.

In forma negativa sono state approvate le rivelazioni di santa Brigida, di santa Matilde, di santa Gertrude, della Ven. D’Agreda, di san Giovanni Bosco e di molti altri santi e sante.

Chi si mette a leggere con animo onesto e con impegno può ben vedere da sé l’immensa distanza che esiste tra Il poema e gli Apocrifi del Nuovo Testamento, specialmente gli Apocrifi dell’Infanzia e quelli dell’Assunzione, e può anche notare la distanza che c’è fra quest’opera e le Rivelazioni della Ven. Emmerich, D’Agreda etc. Negli scritti di queste due visionarie è impossibile non sentire l’influsso di terze persone, influsso, invece, che mi pare si debba assolutamente escludere dal nostro Poema. Per convincersene basta fare il paragone tra la vasta e sicura dottrina teologica, biblica, geografica, storica, topografica… che si addensa in ogni pagina del Poema e la stessa materia o le stesse materie nelle opere summenzionate. Non parlo poi di opere letterarie, ché di quelle che coprono tutta la vita di Gesù, a cominciare dalla nascita all’Assunzione della Madonna, non ce ne sono, o almeno mi sono sconosciute. Ma anche se ci limitiamo all’intreccio delle più celebri, come: Ben Hur, La Tunica, Il grande pescatore, The silver chalice, The spear… questo non può affatto sostenere il paragone con l’intreccio naturale, spontaneo, sgorgante dal contesto degli eventi e dal carattere delle tante persone — una vera folla! —  che forma la possente travatura del Poema.

Ripeto: è un mondo che risuscita e l’Autrice lo domina come se possedesse il genio dello Shakespeare o del Manzoni. Però le opere di questi due grandi, quanti studi non richiesero, quante veglie, quante meditazioni! Maria Valtorta, invece, pur possedendo una intelligenza brillante, una memoria tenace e pronta, neppure terminò gli studi medi superiori, fu per anni e anni afflitta da diverse malattie e confinata al letto, aveva pochi libri che stavano tutti in due palchetti del suo scaffale, non lesse alcuno dei grandi commentari della Bibbia, che avrebbero potuto giustificare o spiegare la sua sorprendente cultura scritturistica, ma si serviva della versione popolare della Bibbia del P. Tintori ofm; eppure scrisse i dieci volumi del Poema dal 1943 al 1947, in quattro anni!

Tutti sanno quante ricerche abbiano fatto gli eruditi, specialmente ebrei, per disegnare le differenti carte della geografia politica della Palestina, dal tempo dei Maccabei sino all’insurrezione di Barcocheba; hanno dovuto compulsare per più di vent’anni un cumulo di documenti: il Talmud, G. Flavio, l’epigrafia, il folklore, gli antichi itinerari… eppure l’identificazione di parecchie località rimane ancora incerta; nel Poema, invece, quale che possa essere il giudizio che si dà della sua origine, non vi è alcuna incertezza (almeno per quattro cinque casi, i recenti studi danno ragione alle identificazioni in esso supposte, e il numero penso che crescerebbe se qualche specialista volesse studiare a fondo questa questione). L’Autrice vede il biforcarsi delle strade, i cippi miliari che ne indicano la direzione, le diverse colture a seconda della diversa qualità del terreno, i tanti ponti romani gettati su diversi fiumi o torrenti, le sorgenti vive in certe stagioni e disseccate in altre; essa nota la differenza della pronunzia fra i diversi abitanti delle diverse regioni della Palestina e un cumulo di altre cose che rendono perplesso o almeno pensoso il lettore.

Una serie di visioni, nelle quali il mistero della nascita di Gesù, della sua agonia, della sua passione e della sua resurrezione vien descritto con parole e immagini celesti, con un eloquio angelico, mentre d’altra parte tanta luce si proietta sul mistero di Giuda, sul tentativo di  proclamare re Gesù, sui due fratelli-cugini che non credevano in Lui, sull’impressione da Lui destata nei Gentili, sul suo amore per i lebbrosi, i poveri, i vecchi, i bambini, i Samaritani e specialmente sul suo amore così ardente, soave e delicato per l’Immacolata sua Madre.

E chi, dal punto di vista non solo umano, ma specialmente teologico, può rimanere indifferente leggendo i due capitoli sulla desolazione della SS.ma Madre dopo la tragedia del Calvario, che ci rivelano come la Corredentrice sia stata tentata da Satana come era stato tentato il suo Figlio Redentore? Si paragoni la sublime teologia di questi due capitoli con quella dei tanti Planctusdell’Addolorata.

Oggi sulla storicità del Vangelo dell’Infanzia e sui racconti della Resurrezione gli esegeti, anche cattolici, si prendono le più strane e audaci libertà, come se con la “Formgeschichte” e con la “Redaktionsgeschichte Methode” si sia trovato il toccasana per tutte le difficoltà, che non furono ignote ai Padri della Chiesa. Veramente, per parlare solo di alcuni recenti esegeti, Fouard, Sepp, Fillion, Lagrange, Ricciotti… su questi punti difficili dissero la loro parola equilibrata e luminosa, ma oggi altri sono i maestri, che anche i nostri seguono con tanta fiducia. Ebbene, per tornare a noi, io invito i lettori del Poema a leggere le pagine consacrate alla resurrezione, alla ricostruzione degli eventi del giorno di Pasqua, e constateranno come tutto vi è armoniosamente legato, così come si sforzarono di fare, ma senza riuscirci pienamente, tanti esegeti che seguivano il metodo critico-storico-teologico, i quali non turbavano ma allietavano il cuore dei fedeli e ne rafforzavano la fede!

Ma c’è un’altra sorpresa: questa donna del secolo ventesimo, che, confinata sul letto di dolore, è divenuta la fortunata contemporanea e seguace di Cristo, all’infuori di certi momenti da lei diligentemente notati, quando cioè gli Apostoli e Gesù pregavano in ebraico o aramaico, li sente parlare in italiano, ma in un italiano aramaizzante. Inoltre il Signore, la Madonna, gli Apostoli, anche quando trattano di argomenti trattati nel Nuovo Testamento, adoperano il linguaggio teologico di oggi, cioè il linguaggio iniziato dal primo grande teologo san Paolo e arricchitosi attraverso tanti secoli di riflessione e di meditazione e diventato preciso, chiaro, insostituibile.

C’è dunque nel Poema una trasposizione, una traduzione della buona novella annunziata da Gesù nella lingua della sua Chiesa di oggi, trasposizione voluta da Lui, giacché la veggente era priva di qualsiasi formazione teologica tecnica: e questo, penso, per farci comprendere che il messaggio evangelico annunziato oggi, dalla sua Chiesa di oggi, con la lingua di oggi, è sostanzialmente identico alla sua predicazione di venti secoli fa.

Un libro di grande mole, composto in circostanze eccezionali e in un tempo relativamente brevissimo: ecco un aspetto del fenomeno valtortiano.

L’Autrice confessa ripetutamente che lei è solo un portavoce, un fonografo, una che scrive quello che vede e sente mentre sta “crocifissa a letto”. Quindi, secondo lei, il Poema non è suo, non le appartiene; le è stato rivelato, mostrato, essa altro non ha fatto che descrivere quello che ha visto, riferire quello che ha sentito, pur partecipando con tutto il suo cuore di donna e di devota cristiana alle visioni. Da questa sua intima partecipazione nasce l’antipatia che sente per Giuda, e al contrario l’affetto intenso che sente per Giovanni, per la Maddalena, per Sintica… e non parlo del Signore Gesù e della Madonna Santissima, verso i quali a volte effonde il suo cuore e il suo amore con parole di un lirismo appassionato, degno delle più grandi mistiche della Chiesa.

Nei dialoghi e nei discorsi che formano l’ossatura dell’opera c’è, accanto a una inimitabile spontaneità (dialoghi), qualcosa di antico e a volte di ieratico (discorsi), si sente insomma una traduzione ottima di una parlata aramaica, o ebraica, in un italiano vigoroso, polimorfo, robusto. È ancora da notarsi che nella struttura di questi discorsi Gesù, o si muove nella scia dei grandi Profeti, ovvero si accorda al metodo dei grandi rabbini che spiegavano il Vecchio Testamento applicandolo alle circostanze contemporanee; si ricordi il  Pesher di Habacuc trovato a Qumran e si confronti, passi la parola, col “pesher” che ce ne dà Gesù.

Si paragonino pure altre spiegazioni che il Signore dà di altri passi del Vecchio Testamento, e per i quali possediamo in tutto o in parte i commentari dei Rabbi del 3˚o 4˚ secolo d. C., ma che evidentemente seguono uno stile tradizionale di composizione molto più antico e probabilmente contemporaneo a Gesù, e si constaterà, accanto a una somiglianza esterna di forma, una tale superiorità quanto al fondo, alla sostanza, che comprendiamo finalmente appieno perché la folla diceva: nessuno ha parlato come quest’uomo.

Io ritengo che l’Opera esiga una origine soprannaturale, penso che essa sia il prodotto di uno o più carismi e che essa va studiata alla luce della dottrina dei carismi, pur giovandosi dei contributi dei recenti studi di psicologia e scienze affini, che certo non potevano essere conosciute dagli antichi teologi, come il Torquemada, il Lanspergius, lo Scaramelli etc.

È proprio dei carismi che essi vengano elargiti dallo Spirito di Gesù per il bene della Chiesa, per l’edificazione del Corpo di Cristo; e io non vedo come si possa ragionevolmente negare che il Poema edifichi e diletti i figli della Chiesa. Senza dubbio la carità è la via più eccellente (1 Cor 13, 1); è pure risaputo che alcuni carismi, che abbondavano nella Chiesa primitiva, si sono in seguito rarefatti, ma è del pari certo che essi non si sono mai estinti del tutto. La Chiesa attraverso i secoli deve perciò continuare a saggiare se essi provengono dallo Spirito di Gesù ovvero sono un camuffamento dello spirito delle tenebre, travestitosi in angelo di luce: probate spiritus si ex Deo sint! (1 Gv 4, 1).

Ora, senza prevenire il giudizio della Chiesa, che sin da questo momento accetto con sottomissione assoluta, mi permetto di affermare che, essendo per il discernimento degli spiriti principale criterio la parola del Signore: ex fructibus eorum cognoscetis…, e producendo il Poema buoni frutti in un numero sempre crescente di lettori, io penso che esso venga dallo Spirito di Gesù.

Nato a San Giovanni La Punta (Catania) il 26 dicembre 1907, Padre Allegra moriva prematuramente a Hong Kong il 26 gennaio 1976. È stato proclamato Beato il 29 settembre 2012.

fr. Gabriele M. Allegra

Lettera di Padre Allegra del 8 dicembre 1975

lettera-padre-allegra

Hong Kong lì 8 XII 1975

Gentilissimo e caro fratello in
Cristo Signor Pisani,

La Madre Immacolata la prepari alla grazia del S. Natale e benedica, con tutta la sua famiglia, tutte le sue sante imprese.

Le scrivo per chiederle un favore. Vorrei avere almeno una copia di quel foglio “Edizioni Pisani” che riportava parte della mia Presentazione sul Poema dell’Uomo-Dio. Nel caso che ciò non le fosse possibile, grazie ugualmente e non ci pensi più!

Mi raccomando alle sue preghiere.

Suo devmo in Cristo                   

           fr. Gabriele M. Allegra

Daniel

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